SHARON FERRARI

Chapter one : L'ispirazione

Il caso? Difficile dire che non esiste, ma in qualche modo mi andavo convincendo che gran parte di quel che sembra succedere appunto "per caso", siamo noi che lo facciamo accadere; siamo noi che, una volta cambiati gli occhiali con cui guardiamo il mondo, vediamo ciò che prima ci sfuggiva e per questo credevamo non esistesse. Il caso, insomma, siamo noi.
Tiziano Terzani

I viaggi, hanno sempre risvegliato qualcosa che in me era dormiente, ma questo, forse il primo vero viaggio da lungo tempo, ha riportato in vita le stesse sensazioni che provai 6 anni fa quando mettei piede per la prima volta in Malesia.
Con l'Italia ho sempre combattuto una specie di guerra interiore, divisa tra l'amore per la mia bellissima terra e la rabbia di non potermela vivere come avrei voluto.
Inizia tutto con il viaggio a Firenze, a partire dal primo treno regionale che aspetto con calma alla stazione di Feltre. Mi ordino un caffè nell'attesa, e sono li, in piedi, al bancone vicino ad altri 4 uomnini in giacca e cravatta, con le scarpe nere, lucide, anche loro con un caffè in questa tazzina minuscola che in Australia forse nemmeno esiste. La tazza con il bordo grosso, che una volta appoggiata alla bocca, regala al caffè una corposità che non si otterrebbe con un semplice bicchiere di vetro. Il profumo dell'espresso ed il rumore della macchina che scalda il latte per il macchiato, le valigette da lavoro che aspettano impazienti ai piedi dei pendolari che forse tutte le mattine prendono lo stesso treno per andare a lavorare, un po' stufi. Il caffè è forse la loro unica gioia del mattino, o forse nessuno ci fa più caso, ed è un gesto automatico quello di ordinare sempre lo stesso macchiato e brioches alla marmellata.
La mia mente ha iniziato a scrivere, come se avessi carta e penna, come se ci fosse una storia nuova da raccontare.
Treno regionale per Padova, Italo per Firenze.
I sedili neri, in pelle di quel vagone numero 5, posto 9, vicino al finestrino, mi hanno regalato un altra ventata di ispirazione.
I paesaggi tra Padova e Firenze, così meravigliosi anche con la nebbia che spesso accarezza la pianura padana al mattino, si facevano ammirare dal treno, veloce e silenzioso. Due ragazze, anche loro dirette a Firenze, parlavano dei loro giretti per i musei, parlavano di Van Gogh, Pollock e le collezioni di Guggenheim. Parlavano un po' in inglese, confrontando i loro discorsi preparati per i turisti. Una delle due non aveva mai visto alcune delle mostre e quindi non era molto preparata sulle domande che ogni qual volta le capitavano.

 

Firenze mi ha accolto sotto una coltre di nebbia leggera ed una lieve pioggerella. Firenze è tante cose, è pura arte, è la gente che ti guarda dritta negli occhi, è gli autisti degli autobus stressati e scorbutici, è gli uccellini che sopra la stazione di Santa Maria Novella danzano a migliaia nel cielo formando figure meravigliose, è il vino profumarto che ti viene servito al ristorante, è quel ragazzo che mi ha fermata per chiedermi una sigaretta con il pretesto di avere il mio numero, è tutti i turisti che la amano e passeggiano lenti, ingorgando le strade con i loro trolley ingombranti. Firenze è le macchine parcheggiate sulle strisce pedonali, i nomi delle vie sbiaditi, è la Feltrinelli con il pavimento di legno chiaro, il bar e i tavolini per leggere i libri. Firenze è la gente che corre, la gente vestita bene, la gente che urla per strada, i ragazzi che si baciano sotto il Duomo mentre un tizio cerca di vendergli un "selfie stick".
Firenze è stata la mia passeggiata da Fiesole, le mille foto, la multa sull'autobus, è stato amore a prima vista ed ispirazione che non avevo nemmeno chiesto.

Ho lasciato Firenze con il cuore in mano, e la mente piena di storie.
L'ho lasciata da persona rinata.

 

Lots of love, xx Sharon

 

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