SHARON FERRARI

Chapter three: I soldi e le paure

Soldi e paure sono due parole che non mi piacciono.
Come la parola 'mollica', di cui non conosco la giusta pronuncia e come la parola ascella, che non piace a mia sorella, ed ora non piace nemmeno a me.
A differenza delle ultime due, la parola "soldi" suona bene e "paure", a meno che non venga ripetuta trenta volte di fila, non mi dispiace.
Il fatto è che io e i soldi abbiamo una relazione difficile. Senza di loro non vivo, ma vorrei tanto poterne fare a meno. Le paure, beh quelle vanno e vengono, senza neanche bussare.
Il periodo di stress che mi ha avvolto in questi ultimi 15 giorni è stato alimentato da tanti piccoli punzecchiamenti, tante piccole cose a cui purtroppo ho ceduto, le mie gambe hanno ceduto, la mia testa ha ceduto e le paure si sono intrufolate dentro di me senza che potessi fare nulla.
Ovviamente mi sono ammalata ma con la malattia si chiude anche il circolo vizioso del non dormire, del piangere a caso al supermercato, del preoccuparmi del brutto tempo, della muffa in casa, del volo, del peso della valigia, delle cose che non posso portare con me, ma soprattutto delle ansie. Le ansie su un futuro lavoro che ancora non ho, i dubbi sul dove, quando e perchè di tutto, che di solito non mi sfiorano nemmeno.
Sono arrivata quindi ad una conclusione. I fattori che influiscono sulla nostra felicità sono vari e numerosi, avere una mente libera e senza preoccupazioni è alla base di una vita sana e cose che solitamente non ci preoccupano, in una situazione di stress possono sembrare insormontabili montagne.
Ho dovuto selezionare tutte le mie cose, scegliere quali vestiti lasciare, quali portare, cosa buttare, cosa donare e cosa ricomprare una volta in Italia.
E' stata più dura del previsto. Liberarsi di cose materiali a cui mi ero affezionata ed in cui forse avevo riposto diverse emozioni è stato uno stress necessario, che è andato di pari passo con le mie emozioni sul lasciare l'Australia, per quello che

potrebbe essere per sempre.
Avevo 6 scatoloni. 6 scatoloni da 20kg l'uno più il mio adorato iMac. Ogni scatolone avrebbe costato sui $200, che non sarebbero stati un problema, ma più li guardavo, più selezionavo le cose da spedire, più mi sentivo risucchiata e impadronita da questi oggetti, che non avevano un reale valore affettivo o monetario.

Il pensiero di lasciare le mie adorate tazze, quella gonna mai messa, quella giacca con il buco in tasca e quella coperta comprata all'Ikea, non mi piaceva, ma dall'altra parte, per quale motivo avrei dovuto tenere tutte quelle cose?

Con l'aiuto di Dale, dopo un paio di lacrime, ho messo da parte qualsiasi cosa fosse che mi impediva di liberarmi di tutta quella roba ed ho selezionato tutto, di nuovo, con un metodo, forse simile a quello che usa Marie Kondo. "Se ti dona felicità, tienilo"
Tra le 11 di mattina e le 9 di sera di lunedì, credo di aver provato qualsiasi emozione possibile, finché non ho toccato il fondo. Ci sono rimasta per un paio d'ore, mi faceva male tutto. Il cuore, la testa, i pensieri, lo stomaco, tutto. Mi faceva male proprio tutto.

Da fondo si può solo risalire e credo di essere contenta di esserci arrivata adesso e non più avanti.
Il sole è tornato, la nebbia e la pioggia che coprivano le montagne si sono portate via il mio pessimo umore assieme a tutto lo stess.

Lots of Love, xx Sharon

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