SHARON FERRARI

Chapter four: The end

Mi piacerebbe poter aggiungere una specie di bottone interattivo a lato dello schermo in cui possiate cliccare per provare tutto quello che ho provato io negli ultimi 2 mesi.
Mi piacerebbe farvi vivere le lacrime e i ricordi, i rimorsi, le paure, le angosce e i giorni bui. Forse sembra un gesto poco carino, e invece sarebbe un dono immenso. Sarebbe un regalo senza prezzo.
Anche per questo capitolo, sono arrivata ad una conclusione. Tutto il dolore che accumuliamo e che proviamo nella nostra vita, serve. Se me lo avessero detto due settimane fa, mi sarei probabilmente arrabbiata. Come può tanto dolore, essere utile? Non potremmo vivere senza sofferenze?
Tutte le emozioni che proviamo, sono scelte nostre. Noi stessi scegliamo di essere felici, di essere tristi, di amare, di lasciarci andare e di fidarci del prossimo, il che mi porta a pensare davvero che : "What doesn't kill you makes you stronger", tradotto "Quello che non mi uccide mi fortifica".

Il vero problema della sofferenza è che indugia, non se ne va subito. Si comporta come la crema che non si assorbe, come l'acqua sul corpo dopo la doccia, come quando spegnamo la luce e gli occhi ci mettono un po' per adattarsi. Ecco, il dolore è così.
Siamo tutti plasmati dai sentimenti, da quello che abbiamo vissuto nella vita, dalle emozioni belle e brutte e, a nostro malgrado, non si potrebbe avere l'una senza l'altra.

Per quanto riguarda la mia storia, ora voglio provare a descrivere il mal di pancia, il naso che pizzica e gli occhi che si rimpiono di lacrime quando lo staff dell'hotel mi ha dato quella busta rosso scuro con un biglietto firmato da tutti, pieno di buoni auguri, di amore e abbracci. Quando Alex, un mio caro amico e collega mi ha abbracciata a casa, mentre cercavo di trattenere le lacrime, che non volevo mostrare, ho sentito questo abbraccio, forte e sincero che solo un amico puo' darti.
Ho salutato tutti, ho chiuso il cancello di casa mentre piovviginava e non mi sono voltata nonostante sapessi che in quella casa non ci sarei più tornata. Ho guardato in su, verso gli alberi altissimi mossi dal vento e senza nessuna emozione, se non stanchezza, ho chiuso gli occhi cercando di trattenere quell immagine il più possibile nella mia mente.
Non ho ancora spento la luce, metaforicamente parlando ma domenica volo a Melbourne ed è il giorno in cui lascio Dale e Yuki, non credo servano parole

Lots of love, xx Sharon

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