SHARON FERRARI

I primi 10 giorni in Nuova Zelanda

Tra esattamente un mese e’ Natale.
Quando si viaggia, spesso il tempo diventa irrilevante, le ore servono solo per contare le scadenze.
Ci sono diversi modi di viaggiare, c’è chi viaggia da nomade, chi non si ferma mai, chi viaggia in bici, senza aerei, chi viaggia solo durante le vacanze, chi lo fa per rilassarsi e chi come me lo fa per sete di conoscenza.
Ho sempre pensato che il mondo fosse troppo piccolo per fermarsi in un solo posto. Il problema è che quando si viaggia troppo, si perde un po’ il contatto con la realtà.
Tra un mese è Natale e per me potrebbe essere il 4 giugno, non farebbe alcuna differenza.

Viaggiare non è facile come sembra. Tutto quello che possiedi deve entrare in una valigia che spesso deve pesare meno di 23kg. Ti devi abituare a dei cuscini sempre diversi, a dei letti scomodi, a bere dei caffè troppo amari, a svegliarti la mattina con una vista sempre diversa. Quando pensi al futuro non sai bene cosa ti aspetta, non sai se tra un mese dormirai nello stesso letto o se sarai in un Paese diverso.

Un minimo di pianificazione solitamente c’è, ma la vita spesso decide che i tuoi piani fanno schifo e te ne fa fare di nuovi. 
La Nuova Zelanda è il luogo più lontano rispetto all’Italia, forse anche il volo più lungo. Non era pianificato che io venissi a vivere qui, ma quando è capitata l’occasione, non ho esitato.

Questo dovermi confrontare con persone sempre diverse senza l’aiuto di nessuno, è l’unico modo che conosco per affrontare i miei limiti e cercare di superarli. 
Qui se non voglio chiamare il dottore per via delle mie paranoie, non ho nessuno a cui chiedere di farlo per me. Se non mi va di andare al supermercato, muoio di fame. Se spendo troppi soldi, nessuno mi aiuta. Se non ho voglia di lavorare, non ho una casa dove andare.

Certo, non serve andare in capo al mondo per superare i propri limiti, ma mentre sono qui a scrivere, con una mano mi massaggio le labbra cercando di pensare a quali parole usare e sento ancora l’odore del cloro della piscina dove siamo stati ieri.

Guardo fuori e e vedo i rami delle rose che si muovono impaurite dal vento, vedo le pecore in lontananza abbracciate dalle colline verdi. Sento gli uccellini che cinguettano felici nonostante la pioggia cada di traverso e penso a tutte le cose meravigliose che ho visto durante i miei viaggi.
Penso alle esperienze che ho vissuto, a tutto quello che ho imparato. Penso a quanto mi facessero paura i ragni prima di andare in Malesia, penso alla prima volta che vidi l’oceano, a tutti gli addii che poi sono sempre stati soli degli arrivederci. Penso alle lacrime che ho versato quando non sapevo cosa fare.
Penso all’ultimo giorno in Australia un anno e mezzo fa, a “Castle on the Hill” di Ed Sheeran che mi ha accompagnata in aeroporto a Melbourne con le lacrime agli occhi e l’ansia del bagaglio troppo pesante.

E’ il senso di libertà che bramo, è il poter dire di non vivere per lavorare, di sapere che il mondo è casa mia, ma per davvero. 
Chiudo gli occhi e penso a tutte quelle meravigliose persone che ho conosciuto, e non devo darmi una spiegazione. Viaggiare è un opportunità che va colta quando se ne ha voglia, non deve essere forzata e non tutti siamo fatti per vivere senza sapere cosa ci aspetta il domani.

 

Oggi sono esattamente 13 giorni di Nuova Zelanda, che per tante cose è molto simile all’Australia. 
E’ stranamente proprio come me l’aspettavo. I panorami mozzafiato, le praterie incredibilmente verdi, tutte quelle pecore che da lontano sembrano un campo infinito di margherite. 
Nuova Zelanda è Aotearoa in Maori, “la terra della nuvola lunga e bianca”.

Per il momento sono in una famiglia meravigliosa, con una bimba ancora più meravigliosa che rende le mie giornate impegnative ma piene di coccole e tenerezze. Di pianificato c’è davvero poco. Credo rimarrò qui fino ad aprile, per poi iniziare a viaggiare tra le due isole con un van camperizzato.

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p style="text-align: right;">Lots of Love
xx, Sharon

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