SHARON FERRARI

Questione di equilibrio

Tutti dobbiamo lavorare. Chi più, chi meno.

Da anni mi classifico come una di quelle persone che sogna ad occhi aperti e che parte per la tangente quando si tratta di riflessioni e pensieri sul senso della vita. Purtroppo o per fortuna non riesco a porre limite a questa mente insaziabile che sembra voler sempre trovare una spiegazione a tutte le mie domande.

La maggior parte delle persone che conosco non ama ciò che fa. E per ciò che fa intendo il proprio lavoro. Com'è che gli umani si sono costruiti questa routine fatta da un compito che inizia troppo presto e finisce troppo tardi, trascinato a fine settimana con malavoglia?

Mi è difficile accettare che per vivere una vita di gioie, dobbiamo lavorare.
Il sogno è avere un lavoro dove alzarsi la mattina non sembra un dovere, ma un piacere. Dove le otto ore passate in ufficio non fanno parte di qualcosa che dobbiamo agli altri, ma che facciamo per noi stessi. Dove il weekend non inizia il venerdì pomeriggio ma dura tutta la settimana.

Certo, è un utopia che molti neanche sognano. Il lavoro è lavoro e solitamente la parola non è associata a qualcosa di positivo. Ma allora perchè scegliamo di fare qualcosa per metà della nostra giornata, che non ci piace?
Spesso le persone non sono così privilegiate da poter decidere cosa fare della loro vita lavorativa.
Lo spirito di adattamento sembra essere una delle qualità necessarie per vivere senza stress e inutili pensieri che portano solamente a problemi senza reali soluzioni.
Il segreto è spegnere il pensiero razionale ed accettare di far parte di quelle persone che non vede l'ora arrivi il weekend. O forse è apprezzare ciò che si ha, nonostante non sia esattamente ciò che si vuole?

Nel mio caso specifico, lavorare significa potermi permettere di vivere in un posto incredibile in Nuova Zelanda.
Certo, potrei sempre aspirare a qualcosa di più comodo, di più affine a quello che mi piace fare, circondata forse da persone con passioni più simili alle mie.
Ma l'erba del vicino è sempre più verde e spesso accettare ciò che non ci va a genio diventa una qualità indispensabile per poter pianificare il futuro con meno stress e più attenzione.

Non sono mai stata brava ad accettare quello che non mi va a genio. Incluse le persone con pensieri diversi dai miei, chi non ama ciò che di logica andrebbe amato e chi sceglie una vita senza reale significato. Eppure facciamo tutti parte dello stesso cerchio, senza i pensieri negativi probabilmente non esisterebbero quelli positivi, non avremmo niente per cui batterci e tutto avrebbe meno importanza
Con il passare degli anni, riesco ad ascoltare chi parla di odio senza fargliene una colpa. Riesco a capire chi vive senza guardare avanti e chi agisce senza pensare alle conseguenze. Traggo preziosi insegnamenti da tutte le situazioni che non vanno come vorrei e cerco di imparare anche da chi una volta giudicavo.


Forse questo è ciò che dovrei applicare anche al lavoro. Trarre preziosi insegnamenti da quello che ho e non guardare a quello che mi manca, senza prima aver accettato quello che non mi piace. Che sembra uno scioglilingua ma rende bene l'idea se letto con pazienza.

Lascio questa riflessione nell'aria, agisco di conseguenza e lascio una foto che richiama un po' tutto.


Milford Sound

Lots of love,
xx, Sharon

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